Attacchi di panico: sintomi, come comportarsi e superarli

Il termine "panico" ha una derivazione etimologica dal greco antico e si riferisce al dio Pan, che simboleggia il puro istinto.

Infatti la caratteristica principale degli attacchi di panico è appunto l'assoluta irrazionalità in quanto la ragione non è per nulla in grado di controllarne l'insorgenza.

Si tratta di solito di un evento dovuto all'insorgenza di un improvviso e ingestibile sensazione di disagio e di paura, accompagnata da una sintomatologia fisica piuttosto importante.

Nonostante la sua durata sia abbastanza breve, la violenza delle manifestazioni psico-emotive è decisamente molto intensa.

Un disturbo di questo genere può manifestarsi in forma isolata, ma più spesso tende a ripresentarsi ciclicamente, in seguito a fattori eziologici imprevedibili e spesso differenti.

Si parla infatti più precisamente di DAP (Disturbo da Attacchi di Panico), proprio per sottolineare come tali problematiche mostrino un andamento ripetitivo.

Bisogna inoltre considerare che queste manifestazioni psicosomatiche sono di solite precedute da una fase di profondo malessere chiamato "ansia anticipatoria" e consistente nella percezione angosciosa di una sorta di terrore per quello che sta per accadere.

L'ansia anticipatoria rappresenta uno dei fattori responsabili delle condotte di evitamento, che consistono in comportamenti limitativi che il soggetto mette in atto nella speranza di limitare la comparsa del panico.

In questo modo la qualità di vita del paziente si deteriora progressivamente in quanto egli tende a eliminare dalla sua esistenza una sempre maggiore quantità di situazioni e di comportamenti potenzialmente collegabili all'attacco.

È possibile che la persona non trovi più la forza né il coraggio di uscire non solo da casa, ma addirittura da una stanza, che viene considerata l'unico rifugio in grado di metterlo al sicuro.

In molti casi il paziente elegge una figura di riferimento (che può essere un parente, un amico oppure lo psicoteraupeuta) a cui appoggiarsi tutte le volte in cui sopraggiunge l'attacco di panico.

Cause dell'attacco di panico

Pur non essendo facilmente identificabili, i fattori eziologici degli attacchi di panico sono di norma riconducibili sia a cause psico-emotive che di natura organica.

Tra i primi vengono considerati:

  • intensi e prolungati periodi di stress;

  • lutti;

  • episodi depressivi;

  • traumi psichici di vario genere;

  • cambiamenti dello stile di vita;

  • problemi economici.

Tra i secondi si considerano:

  • gravi malattie in corso;

  • presenza di patologie croniche e/o incurabili;

  • convalescenze particolarmente impegnative;

  • disturbi autoimmuni.

Secondo la maggior parte delle ricerche scientifiche gli attacchi di panico mostrano una certa famigliarità che non dipende da una vera e propria componente geneticamente certa, ma soltanto da una predisposizione. Si è riscontrato infatti che spesso nella stessa famiglia sono presenti più individui affetti dal disturbo.

Non sempre è facile diagnosticare un DAP in quanto nella maggior parte dei casi i sintomi appaiono mascherati da patologie organiche, alle quali si tende a far risalire l'eziologia.

Inoltre spesso il paziente non accetta la presenza di questo problema, che invece deve essere considerato come una vera e propria malattia e che, come tale, richiede sia una corretta diagnosi che un'adeguata terapia.

Sintomi dell'attacco di panico

L'insorgenza di un attacco di panico è imprevedibile ("a ciel sereno"), improvvisa, violenta, inevitabile e traumatizzante. Ognuno di questi requisiti è piuttosto caratterizzante e dovrebbe indirizzare il medico verso una precisa diagnosi.

La sintomatologia comprende manifestazioni di tipo psico-somatico relative praticamente a tutti gli apparati del corpo in relazione al loro genere di innervazione autonoma.

È infatti il sistema nervoso autonomo (ortosimpatico e parasimpatico) che, attraverso specifici neuromediatori (adrenalina e noradrenalina) controlla il funzionamento degli organi coinvolti.

Si possono notare quindi:

  • apparato cardio-circolatorio: insorgono episodi di accelerazione del battito cardiaco (tachicardia), extrasistoli, cardiopalmo e palpitazioni, alterazione della pressione arteriosa (ipertensione oppure episodi ipotensivi);

  • apparato respiratorio: si manifestano crisi caratterizzate da dispnea, affanno, oppressione al petto, incapacità di ventilarsi correttamente e la così detta "fame d'aria";

  • apparato digerente: possono presentarsi episodi di nausea e vomito, pirosi gastrica, dispepsia, disappetenza e paura di nutrirsi (con peggioramenti collegati ad anoressia) o al contrario fame nervosa (fase bulimica);

  • ermoregolazione: sono comuni le vampate di calore accompagnate da sudorazione profusa oppure l'insorgenza di brividi e tremori muscolari di tipo tetanico;

  • senso dell'equilibrio: è molto comune che il soggetto non sia in grado di mantenere l'equilibri, che avverta capogiri anche violenti, senso di sbandamento e difficoltà a deambulare a causa di una diffusa debolezza alla muscolatura;

  • apparato renale: stimolato dal sistema nervoso periferico, l'apparato renale viene iperattivato e quindi produce una maggiore quantità di urina accompagnata da un eccessiva tendenza alla minzione;

  • sistema nervoso sensoriale: frequentemente si avverte l'insorgenza di parestesie (formicolio) agli arti che da un "focus" iniziale tendono a distribuirsi sempre più diffusamente.

Dal punto di vista psicologico, i sintomi più tipici sono:

  • depersonalizzazione;

  • paura di impazzire;

  • terrore di morire;

  • derealizzazione;

  • insonnia;

  • agitazione psico-motoria.

Trattamento degli attacchi di panico

Prima di impostare una qualsiasi tipo di terapia è indispensabile che il paziente possa contare su una diagnosi sicura, preferibilmente emessa da uno specialista.

A questo punto si profilano due differenti procedure curative: da un lato l'approccio psicoterapeutico e d'altro lato quello farmacologico.

L'approccio psicoterapeutico presuppone una serie di sedute dialogiche con uno psicologo allo scopo di risolvere il conflitto inconscio che di solito sta alla base del disturbo.
Si tratta di protocolli di diversa natura che devono essere personalizzati secondo le singole esigenze.

L'approccio farmacologico, sempre prescritto dal medico, si basa sull'impiego di medicinali di due tipi, che sono le benzodiazepine (ansiolitici) e/o gli antidepressivi.
Infatti gli attacchi di panico vengono considerati una forma di depressione ansiosa.

Le benzodiazepine sono rimedi sintomatici in quanto agiscono unicamente sul sintomo alleviando la sensazione di profondo malessere (e quindi devono venire assunti soltanto al bisogno e per brevi periodi di tempo).

Gli antidepressivi invece sono principi attivi curativi, che vanno ad agire sul nucleo della patologia (ovvero a livello del metabolismo sinaptico dei neurotrasmettitori) e che devono essere impiegati per lunghi periodi di tempo (almeno 6-8 mesi).

Valutata come una valida alternativa (o coadiuvante) alle terapie farmacologiche tradizionali, la fitoterapia trova un sempre maggiore impiego sia per la sua comprovata efficacia, sia per la quasi completa assenza di effetti collaterali e controindicazioni.

Si tratta di preparati a base di estratti vegetali, formulati con un unico componente oppure con un'associazione di più sostanze.

Tra i principali prodotti utilizzati ci sono: valeriana, camomilla, passiflora, escholzia, biancospino, melissa, tiglio e lavanda.

Il magnesio è un minerale che contribuisce a ripristinare un corretto funzionamento del sistema nervoso.

Tra le vitamine, la vitamina B6, spesso in associazione con il magnesio, offre ottime prestazioni calmanti migliorando inoltre il tono dell'umore.

Nel settore omeopatico sono disponibili numerosi rimedi da assumere sia al momento (sintomatici) che per un certo periodo di tempo.